Missionari Madonna della Cava

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Madonna della Cava

Cava Cava Punto Apparizione Maria SSCavaDipinto Cava Calvario CavaCalvario CavaCavaPercorsoPercorsoFolla ApparizioneFolla ApparizioneVideo Clip da FilmatoFolla ApparizioneSotto la Grotta della fornaceApparizionePadre PietroPadre PietroPadre PietroPadre Pietro Clip videoEx abitazione dei calcaluriEx abitazione dei calcaluriEx abitazione dei calcaluriEx abitazione dei calcaluriEx abitazione dei calcaluriEx abitazione dei calcaluriPadre PietroStatua N.S. della CavaStatua N.S. della CavaStatua N.S. della CavaPietro Mariano e Ina VivaProdigio durante l'apparizione La Cava distruttaLa Cava distrutta

La cava, ex fornace, era considerata da molti abitanti del posto, “maledetta”. Un vecchio documento spiegava che nel 1948, nel feudo di Surbo, alcuni soci guidati dal signor Perrone Francesco di Trepuzzi, erano decisi a costruire una fornace in quella cava per la cottura della calce, scegliendo quel luogo per le particolari condizioni territoriali e climatiche favorevoli alla cura di tale prodotto. Così in mezzo alla roccia venne costruita una grossa fornace in pietra di carparo e cemento armato. Gli affari per quei soci, ben presto andarono male, perché il prodotto finito non collimava con i loro interessi e anziché ricavare calce bianca, ne usciva materiale contaminato da altre sostanze.
Fu una grande delusione, tanto che si decise di rivolgersi alla Madonna, deponendo nella nicchia collocata sulla fornace, anche un quadro in suo onore.
I risultati non cambiarono, anzi si peggiorò la situazione. Presi dallo sconforto, fu bruciata l’immagine dell’Immacolata di Lourdes e i soci decisero di abbandonare la cava definendo il luogo invaso dal diavolo per un delitto commesso in quel luogo e quindi maledetto.
Anche se si raccontava che in quel luogo andava spesso a pregare Melania, la pastorella della Salette, ospite agli inizi del secolo XX, ospite del servo di Dio monsignor Zola, Vescovo di Lecce.
Ben presto i surbini dimenticarono l’ex fornace lasciandola nell’abbandono più totale.
Angelo, non era a conoscenza dei misteri di quel posto, sino alla rivelazione dell’Angelo, il 7 giugno 1971.
Fu dopo qualche giorno che decise di raccontare il tutto ai genitori, anche per avere un sostegno morale, facendo promettere ai famigliari di tenere in segreto il luogo dove la Vergine stava preparando l’inizio di un grande Mistero.
Fu dapprima osteggiato e non creduto, ma finalmente il padre decise di conoscere il luogo tanto osannato dal figlio e in occasione dell’apparizione del 23 Luglio, munito di una macchina fotografica accompagnò Angelo alla cava.
Il signor Salvatore cercava almeno una prova su quello che raccontava il giovane. Ebbene da quella macchina fotografica, si ebbe ciò: in un negativo si delineò la figura della Beata Vergine, stupore per l’uomo per la prova così ecclatante capitatagli tra le mani. Nello stesso negativo, si evidenziava anche un Rosario posato sulla roccia come a rafforzare l’immagine.
L’esperimento fu tentato altre volte ma non si ottennero frutti. Il cuore di Angelo esultò dopo quel prodigio, credendo di aver trovato nel padre, una guida per tale Missione.
Così non sarà, infatti Salvatore rimarrà fino ai giorni nostri, nel completo dubbio, essendo musulmano, avvolto nell'incertezza e nella paura. Ciò non sarà altresì di danno all'ormai giovane Angelo che con la solita forza d'animo e la sua profonda fede continuerà imperterrito nella sua missione. Unico amico gli sarà il diario, nel quale annota tutto ciò che gli accade: le sue impressioni, i suoi stati d'animo, le sue ansie, le sue paure, i sentimenti che lo spingono a seguire la Madonna e la sua amica e confidente la Marchesa Cecilia De Vitis De Marco Marzolo, depositaria di molte confidenze spirituali del giovane Angelo, insieme al suo padre confessore Padre Carosone Luigi.
I mesi passarono nella consueta maniera finchè si giunse all'apparizione del 23 Novembre quando la Vergine rivelò ad Angelo il desiderio di vedere gli abitanti di Surbo tutti uniti nella cava e ciò sarebbe avvenuto come precedentemente detto il mese successivo. Ma, come fare a raccogliere tanta gente?
Una proposta del genere si sarebbe potuta rivelare strana e inaccettabile. La Madre Celeste, lo rincuorò spiegandogli che per strada avrebbe incontrato alcuni ragazzini a cui avrebbe raccontato l'accaduto e con il suo prodigioso intervento, tutto si sarebbe sistemato.
Quella settimana, passò in fretta e le cose sembravano avere svolgimento positivo dato che anche la signora Angela si mise dalla sua parte, ormai certa che il figlio non raccontasse bugie.
Quel giorno tanto atteso, dunque, arrivò. Angelo insieme al fratello Adamo si recò alla cava. Erano all'incirca le 11:35 del 2 dicembre 1971 e insieme si misero a pregare recitando il Rosario. Nel frattempo, sul luogo, iniziò ad affluire gente, tanta gente, così immenso gaudio per il giovane veggente.
Surbo rispose bene all'invito e anche dai paesi limitrofi affluì gente richiamata dall'evento prodigioso.
Lo scenario diventò suggestivo. Vi erano stimate all'incirca un migliaio di persone, assiepate sui muriccioli, in mezzo alle pietre, fra i cumuli di terra; quei pellegrini sembravano essere piovuti dal nulla. Tra la folla, molti portatori di handicap che imploravano grazie per la loro infermità. Angelo rimase composto all'interno di quella specie di cripta immerso nella sua meditazione. Il momento fu di una rara tensione emotiva e solo chi lo visse di persona ebbe modo di raccontare quegli interminabili e straordinari minuti.

Tra i presenti, c'era una ragazza, Maria Antonietta Finisguerra, abitante del luogo, che a causa di una grave malformazione parietale era impossibilitata a muovere gli arti. Questa citazione fra le tante è doverosa dato che la vicenda della quindicenne fanciulla avrebbe avuto un seguito importante nella vicenda. Ad un certo punto, Angelo smise di pregare e iniziò così a mormorare qualcosa, il suo sguardo si fissò su di un punto e il suo volto si ricoprì di una strana lucentezza mista ad una grande serenità, lacrime gli grondarono dai suoi fissi occhi. Era giunto il momento tanto atteso. In estasi egli parlò con la Beata Vergine, ma quel che è più eccezionale: ecco che durante la veggenza anche la Finisguerra assunse uno strano atteggiamento, anch'ella riuscì a vedere, nel suo candido splendore, la Madonna.
Ad un tratto i suoi arti reagirono, riuscì a fare alcuni passi, si gridò al miracolo. Altra gente in quell'occasione ebbe strani effetti sul proprio corpo. Lo stupore tra i presenti fu di una rara entità, tra di loro regnava un clima di grande commozione misto a grida di pianto.
Tutto poi finì quando la Celeste Visione svanì. Angelo si rivolse ai fedeli e rivelò quello che la Vergine gli aveva trasmesso e come Lei si presentava "Io sono L'Immacolata Concezione, le parole di Angelo si udirono ben chiare come se non fosse lui a parlare ma una voce misteriosa parlava ai devoti convenuti secondo il verbale dei carabinieri erano circa 7000 persone.
La forza in quelle parole di acclamazione e di riparazione al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria, certamente erano ispirate dal Cielo per il loro contenuto teologico e Angelo certamente non possedeva una cultura tale.
In quella occasione Angelo descrive la Celeste Apparizione: "Ho visto la Madonna Immacolata, è vestita con una tunica bianca con un velo lungo bianco con una fascia azzurra in vita, piccola di statura, occhi celesti chiari il colorito della carne è abbronzato ha una voce soave e materna i suoi movimenti sono lenti ed è circondata di una luce chiara è indescrivibile la bellezza di quel volto Divino. Sarò deriso, sarò considerato pazzo, ma alla fine la verità trionferà. L'8 prossimo ella tornerà qui e noi la accoglieremo con una grande processione".
L'eco per il grande avvenimento fu tale tanto che i giornali s'interessarono al caso, si ebbe un gran parlare di Angelo e oltre alla stampa si mosse inevitabilmente, anche la Chiesa, rimanendo però cauta inviando Monsignor Augusto Cecchi già notaio ecclesiastico come osservatore già esperto in materia per aver portato avanti l'inchiesta delle Apparizioni della Madonna alle Tre Fontane in Roma , aspettando nuovi sviluppi della vicenda.
Intanto, sorsero perplessità anche intorno alla ragazza di Surbo che stranamente, dopo un primo miracolo, tornò allo stato primordiale; diventò un caso inspiegabile, venne ripetutamente tenuta sotto controllo da una equipe di medici senza per altro ottenere dei risultati soddisfacenti per spiegare il fenomeno.
Per Angelo, "il ragazzo della Cava", come affettuosamente veniva chiamato, si prospetto un intenso e duro cammino fatto di pesanti sacrifici, dovuto soprattutto alla posizione assunta dalla Chiesa.
Nei giorni che seguirono, del resto, il Nostro, chiese alle autorità competenti, il permesso di poter svolgere quella processione prima annunciata e la relativa benedizione della Cava. La risposta del clero a nome di Don Giuseppe Conte e Don Antonio De Pandis, sacerdoti di Surbo, non si fece attendere. Fu un secco rifiuto.
Nonostante tutto, l'8 Dicembre la folla non mancò all'appuntamento, anzi si registrò un incremento delle persone lì convenute: autorità politiche, giornalisti e curiosi richiamati alla Cava dal "fatto religioso".
Il 23 gennaio 1972 la Beata Vergine, non mancò di dare i segni della sua presenza con un lucentissimo sole. Quando Angelo elevò al cielo un crocifisso, ecco che apparvero dei nuvoloni che annebbiarono il cielo, fino a diventare violentissima pioggia. Furono pochi attimi. Il sole iniziò a primeggiare nell'azzurro -e quale prodigio- nessuno sembrava essersi bagnato.
Altro prodigio, fu l'imprimersi su di una roccia il volto di Cristo; tra l'altro anche questo fatto non passò inosservato, tanto che quella pietra raffiorante fu esaminata da alcuni esperti venuti apposta da Roma tra cui i collaboratori del noto studioso della Sindone Professor Lorenzo Ferri.
Ma i prodigi non finirono! Angelo chiese di avviarsi in processione per prendere dall'abitazione del suddetto Don Giuseppe Conte, la statua della Madonna di Lourdes, pochi metri infatti separavano i due luoghi. Il parroco, però, all'invito di aprire il cancello della canonica, si rifiutò, lasciando di stucco i presenti. Un'altra volta la Forza Divina intervenne in soccorso di Angelo: inspiegabilmente quella statua si trovò tra le sue braccia, un migliaio di persone e i carabinieri affermarono di vedere Angelo levitarsi dalla strada sino alla grotta della Madonna, sita nella proprietà di Don Giuseppe Conte, divisa da un muretto di pietre alto circa due metri. "Questo fenomeno di levitazione accadde altre volte nel corso della vita di Padre Pietro."
Si ritornò alla Cava pregando e chiedendo intercessioni alla Vergine per tanti ammalati.
Tra le doti del Chiriatti, anche la preveggenza. Egli riusciva a vedere prima fatti e cose che puntualmente si avveravano, come la morte di tre giovani di quel paese che durante un'apparizione gli avevano occultato la vista del sole. Egli predisse: "ebbene, i tre ragazzi che mi impediscono di vedere il sole, non avranno lunga vita."
Oppure la premunizione di un terremoto che si sarebbe verificato giorni dopo nei pressi di Ancona. Il 16 Gennaio 1972 un altro evento, il crocifisso che stringeva in mano, mentre parlava ai fedeli, ad un tratto s'illuminò, lasciando anche lo stesso giovane allìbito. Egli infatti ritrasse la mano con il pericolo che il legno cadesse per terra, ma un'altra volta il Divino si manifestò. Quella croce rimase sospesa in aria, circondata da un alone di luce. La preghiera e la fede accrescevano ogni giorno di più tra i fedeli della Cava, portandoli a meditare e a riflettere sulla piccolezza dell'uomo davanti a Dio.
Nel frattempo dalla capitale giunsero a Surbo insigni studiosi della Sacra Sindone, incaricati dal professore Lorenzo Ferri, per fare chiara luce sull'immagine di Cristo impressa sulla roccia e molto simile a quel volto.
Tra le tante testimonianze, abbiamo appuntato quella del signor Pietro Mariano, fedele tra i più intimi del Chiriatti.
Secondo la sua osservazione, verso l'imbrunire si imprimeva su una roccia parietale un'immagine con accanto una croce. Del resto, molte altre persone ci hanno raccontato lo stesso fatto ed è quindi da ritenersi molto veritiero.
Tra gli uomini dell'equipe del Ferri c'era Vincenzo Acquisto che di persona si rese conto della veridicità del fatto, "toccando con mano l'accaduto"e nella sua relazione infatti affermò che il volto della Cava non era altro che quello della Sindone.
Il 2 febbraio 1972, Don Silvio Pignataro, benedisse il luogo e l'11 febbraio, solennemente, fu benedetta la cappella fatta nel luogo dell'Apparizione con la donazione anche della statua dal vigile Teodoro Damicis, che nel 1962 ebbe le Apparizioni della Vergine nella contrada Jaddico a Brindisi.
La cerimonia religiosa fu celebrata da Mons. Augusto Cecchi del vicariato di Roma e conclusasi nella serata con una messa a Lecce nella Parrocchia di S. Maria della Porta , dove Angelo per ordine della Vergine indossa una tunica banca con una Fascia Azzurra ai fianchi consacrandosi al Cuore Immacolato di Maria.






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